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2 May 2010

Posta elettronica certificata: preziosa per l’automobilista? Sarà. Ma anche per la Pubblica amministrazione…

PECcato che siamo scettici

PECcato che siamo scettici

Ci piace quando lo Stato italiano annuncia che fa qualcosa per noi. Sarà il nostro spirito italico, ma – un po’ nello stile dei personaggi interpretati dall’immenso Alberto Sordi – cerchiamo di scovare possibili fregature. Per quanto riguarda una delle più recenti soluzioni proposte dallo Stato per facilitarci l’esistenza, c’è la Posta elettronica certificata. Che è gratuita e ci fa comunicare con la Pubblica amministrazione. E che, in teoria, potrebbe anche agevolare la vita dell’automobilista. Ma è tutto oro quel che luccica? Sottoponiamo tre questioni alla vostra cortese attenzione.

a) La Pec invia e riceve. Se lo Stato mi dà la Pec solo per inviare, io sono ben felice, come automobilista. Faccio più in fretta. Non mi metto in coda per ore in un ufficio drammaticamente triste dove risuona il lessico burocratico. In due parole semplici, dico alla Pubblica amministrazione qual è il guaio: per esempio, ho già pagato una multa o un bollo auto. Sì, ma il fatto è che la Pec riceve. E magari riceve quando tu non hai inviato. Ossia la Pec non riceve in risposta. Riceve quando la Pubblica amministrazione ritiene opportuno inviarti qualcosa, chiederti denaro arretrato, esigere un pagamento, un documento che attesti un versamento. Ci terrorizza l’idea che la Pubblica amministrazione possa dirci via Pec: ci devi dei soldi, e noi continuiamo a dirtelo via Pec, e se non paghi ce ne dovrai il doppio.

b) Noi di Automobilista.it non ricordiamo, nella storia dei più recenti 150 anni, un atto della Pubblica amministrazione a unico favore del cittadino e dell’automobilista. Sarebbe carino se qualche politico, oltre a elencare gli innumerevoli vantaggi della Pec a favore del cittadino, ci raccontasse anche i vantaggi a favore della Pubblica amministrazione. Così noi di Automobilista.it smetteremmo di essere scioccamente scettici e sospettosi.

c) In generale, diffidiamo di tutti questi accessi via Internet alla nostra esistenza. Il passo successivo qual è: far sì che il Fisco possa avere accesso al nostro conto corrente online in cambio di incommensurabili vantaggi per noi cittadini?

di Ezio Notte @ 15:43


1 Comment

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  1. Concordo al 100% . E’ una intrusione indebita .

    Comment by roberto — 6 May 2010 @ 15:59

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