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30 November 2014

Soldi europei per la sicurezza stradale? Manca un dettaglio per l’Italia: qualcuno che controlli dove vanno a finire i quattrini

Le tortuose strade dei soldi...

Siamo ancora un Paese sotto choc, e oggi paghiamo le conseguenze di politiche dissennate e di politici corrotti. Tuttora, solo per fare un esempio che riguarda i soldi stanziati per fini lodevoli, non si sa che fine abbiano fatto i 60.000 miliardi di lire per la ricostruzione post terremoto in Irpinia, negli anni 80. La prendo alla lontana, ma arrivo ai giorni nostri: non si contano gli scandali che riguardano i soldi dati dall’Unione europea alle regioni italiane affinché si formassero corsi per formazione dei ragazzi in disagio sociale, o per creare occupazione, o per altri nobili scopi. Adesso, arrivano altri quattrini. Ventuno miliardi di euro di risorse comunitarie che diventeranno per effetto moltiplicatore ben 315 in tre anni. È questo il cuore del Piano del presidente Jean-Claude Juncker, che punta a un effetto moltiplicatore complessivo di 15 volte la posta messa sul piatto da Bruxelles. Secondo i calcoli della Commissione questo piano aggiungerà dai 330 ai 410 miliardi al Pil europeo.

Tra i settori chiave su cui si concentreranno gli investimenti le infrastrutture e i trasporti: 240 dei 315 miliardi stimati dalla Commissione europea sono destinati a investimenti di lungo termine nel campo energia, trasporti, educazione e banda larga. Per giungere al risultato l’attuazione delle riforme strutturali per rimuovere le barriere agli investimenti nei progetti in questo settore rimane un presupposto essenziale.

Si creerà un fondo specifico chiamato Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis), in seno alla Bei, la Banca europea degli investimenti, che avrà un capitale iniziale di 21 miliardi: 16 stanziati dall’Ue e 5 dalla Bei stessa. Dei 16 miliardi messi a disposizione da Bruxelles la metà proverrà da risorse già presenti nel bilancio comunitario: 2,7 miliardi dal programma europeo per l’innovazione Horizon 2020, 2,2 miliardi dai “margini di bilancio” (cioè quanto non ancora messo in bilancio per il prossimo triennio) e infine 3,3 miliardi dal Connecting Europe Facility (Cef), il progetto comunitario per le infrastrutture dei trasporti. Per arrivare a 16, l’Unione si impegna a stanziarne poi ulteriori otto. Rivestono un ruolo importante anche gli Stati membri, che possono contribuire direttamente o indirettamente al Fondo per gli investimenti strategici, e tutti i contributi, ha promesso Juncker, non saranno computati nel conteggio del deficit o del debito relativamente ai vincoli del Patto di Stabilità.

Il fattore chiave della strategia sarà come detto l’effetto moltiplicatore, che dovrebbe consentire di raggiungere tre obiettivi principali: mobilitare gli investimenti senza creare debito pubblico, supportare progetti in settori chiave come infrastrutture, educazione, ricerca ed innovazione e infine rimuovere gli ostacoli, finanziari e non, agli investimenti in ogni specifico settore.

Occhio, perché da noi ci sono personaggi affamati, che non vedono l’ora di sbranarsi queste cucuzze: una task force tra la Bei e la Commissione avrà il compito, insieme ai Paesi membri, di passare al setaccio i potenziali progetti “fattibili e corretti”, individuare eventuali barriere interne e attivare gli investimenti, primi fra tutti nel settore “infrastrutture strategiche” e delle piccole e medie imprese. Non basta. Serve una task force di controllo, almeno qui in Italia, per capire dove andranno a finire i denari, come verranno investiti e da chi. E per verificare in quanto tempo verranno messi in pratica i progetti. Da noi, per rifare un Codice della strada, non sono bastati quattro anni…

di Ezio Notte @ 23:22


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