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24 September 2016

Edustrada.it per le scuole. Intanto, la riforma del Codice della Strada muore in qualche scantinato

 

Un nuovo sito: servirà?

Un nuovo sito: servirà?

È online www.edustrada.it. È uno spazio web gestito dal ministero dell’Istruzione. Obiettivo: informare le scuole sulle iniziative di educazione stradale realizzate a livello nazionale e territoriale dalle istituzioni pubbliche e dai più importanti operatori del settore. Si vuole inoltre agevolare la partecipazione degli studenti ai programmi educativi. E consentire la raccolta e lo scambio di contenuti informativi e didattici per monitorare i risultati educativi conseguiti.

L’educazione dei giovani a tenere un comportamento corretto sulla strada mira peraltro a conseguire una serie di obiettivi ulteriori rispetto alla riduzione dell’incidentalità. Quali? Il rispetto delle regole. La sensibilizzazione dell’attenzione sociale e giovanile sul tema dell’abuso alcolico e dell’uso di sostanze stupefacenti alla guida. L’approfondimento dei meccanismi psicologici alla base dei comportamenti trasgressivi. La sensibilizzazione dei giovani sui comportamenti corretti da assumere in qualità di pedoni, ciclisti o passeggeri di auto e moto. La comprensione delle problematiche sottese alla corretta circolazione stradale e dei  rischi. E ancora: osservare dei sani stili di vita nella quotidianità (evitare l’abuso di alcol e curare l’esercizio fisico). Senza contare la promozione di comportamenti virtuosi, l’acquisizione della consapevolezza del rapporto tra stile di vita e stile di guida, l’importanza della cura dell’ambiente, la diffusione di una cultura alla mobilità sostenibile.

Tutto corretto, per carità. Sani princìpi per sani ragazzi. Ma i giovani guardano, osservano, fiutano gli adulti, specie i politici. E costoro dovrebbero dare il buon esempio. In che modo? Con un’azione semplice e concreta: la riforma del Codice della Strada. Sono regole antiquate, scritte malissimo nel 1993. È tutto vecchio, puzza di stantio. Con conseguenze negative sulla sicurezza stradale. E con inevitabili tensioni sociali: mentre si fa strada l’app Uber, si cerca di interpretare un Codice concepito storto in un’epoca in cui gli smartphone non erano neppure in “mente dei”. Il disegno legge di riforma del Codice della Strada c’è dal 2010, ma ancora non è stato trasformato in legge. Sei anni di discussioni inutili, carte che passano da un tavolo di un burocrate all’altro, bla-bla in tv di ministri e viceministri, promesse elettorali.

Da una parte, i politici intendono insegnare la sicurezza stradale ai ragazzi. Dall’altra, quando sono essi stessi chiamati a fare sicurezza stradale con provvedimenti concreti, dormono. Presi come sono con le loro beghe di potere per conservare le seggiole d’oro. Esempi negativi, immorali, per studenti che scrutano e intuiscono. Mentre il disegno di riforma del Codice della Strada muore in qualche scantinato.

E a livello locale le cose peggiorano. Basti vedere Milano. Non fa più soldi con gli autovelox fissi, e ora pensa agli autovelox mobili. Questo è il loro modo di vedere la sicurezza stradale. Tranne poi raccontare ai bambini che in strada si va in moto e in auto piano piano…

di Ezio Notte @ 11:45


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