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20 October 2014

Paradosso Italia: la riforma del Codice della strada mentre la precedente riforma non è finita

Automobilisti spennati

Che siamo un Paese alla deriva emerge perfino dal Codice della strada. Se c’è una benedetta regola fondamentale per la sicurezza stradale, questa riguarda i soldi dei Comuni. Quando questi enti (troppi, spesso inutili e anzi dannosi, come dice Cottarelli, temutissimo re della spending review) piazzano gli autovelox su strade provinciali (a proposito, le Province sono crepate finalmente, sì o no? Io ancora non l’ho capito), su strade regionali, su strade statali, incassano tutti quattrini. Il giochino è facile e la sua origine risale alla notte dei tempi, come il mestiere più antico del mondo: metti un limite di velocità assurdamente basso (lo fanno in tanti), lì installi un autovelox, e poi ti stupisci che ci siano tante multe, manifestando stupore in conferenza stampa. Per stroncare questo vergognoso fenomeno, il Codice della strada è stato riformato nel 2010: i Comuni devono versare il 50% degli incassi ai proprietari delle strade, ossia Province, Regioni, Stato. Che useranno i quattrini per migliorare le strade. Oggi davvero pericolose. Ma perché questo avvenga, serve un decreto interministeriale: tecnicamente, è un decreto attuativo. Ebbene, dal 2010 a oggi, del decreto attuativo non c’è neppure l’ombra. Datevi voi una risposta sul perché.

Nel frattempo, si sovrappone alla precedente riforma del Codice della strada una seconda futura riforma. Che ha già l’ok della Camera. Serve? In realtà è robetta. I tre punti chiave necessari per non presenti in questa seconda riforma sono la devoluzione del 50% degli incassi dei Comuni ai proprietari delle strade, il controllo spietato del modo in cui i Comuni usano i soldi delle multe (chessò, i 50 milioni di euro l’anno di multe da Area C di Milano dove cavolo vanno a finire? Come vengono utilizzati? Chi verifica?), l’omicidio stradale per chi guida in modo allucinante. Sono tre punti assenti. Tanto valeva fare un decreto per almeno completare la prima riforma del Codice della strada, quella del 2010.

Quando, nel 2020, l’Italia farà ancora un vergognoso flop a livello di sicurezza stradale, non riuscendo a dimezzare i morti sulle strade (doveva farlo dal 2000 al 2010, e invece a malapena ce l’ha fatta nel 2013…), voi saprete perché: manca un Codice della strada adeguato.

di Ezio Notte @ 00:00


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