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5 January 2015

Berlusconi, Aci, Renzi: le manine misteriose che mettono e tolgono le leggi

Italia, serve razionalizzare

Spiega il Fatto quotidiano: la norma infilata da Palazzo Chigi nel decreto di attuazione della delega fiscale permetterà a Berlusconi, condannato a quattro anni e due di interdizione dai pubblici uffici nel processo per i diritti tv Mediaset, di chiedere al giudice di far decadere la sentenza perché il reato si è estinto. Una norma firmata da una mano ignota che potrebbe garantire l’agibilità politica a Silvio Berlusconi. Dieci giorni dopo l’ok del Consiglio dei ministri al decreto di attuazione della delega fiscale contenente l’ormai famoso articolo 19 bis che ha fatto scoppiare l’ennesima polemica sul governo, non è dato sapere chi abbia materialmente scritto e inserito la norma nel decreto. Di certo si sa solo che la modifica è stata vagliata dal dipartimento affari giuridici della Presidenza del Consiglio, guidato da Antonella Manzione, fedelissima renziana, ex capo dei vigili urbani di Firenze. “Un articolo non entra per caso in un testo di legge – spiega Stefano Fassina al Fatto quotidiano -, soprattutto se in precedenza è stata contestata dal ministero dell’Economia, che è responsabile del testo in prima battuta. La prima cosa che il governo deve fare è chiarire una volta per tutte chi ha scritto quell’articolo. Esiste una responsabilità precisa sia sul piano tecnico che su quello politico e sarebbe irricevibile da parte del governo una spiegazione che non faccia luce su entrambi i punti: chi ha voluto la norma e chi l’ha scritta e inserita nel decreto”.

Ma che c’entra tutto questo con l’Aci, citato nell’articolo? È molto semplice. Il Governo Renzi, da quando è nato, dice che vuole accorpare Pubblico registro automobilistico (gestito dall’Automobile club d’Italia) e Motorizzazione. Ci sono già stati almeno due provvedimenti all’interno dei quali era incluso l’accorpamento Pra (Aci)-Motorizzazione.  Ma una manina misteriosa ha eliminato la norma, per il mantenimento dello status quo.

Tutto come prima. Soldi buttati, sprechi, inefficienze. Chi è stato a cancellare la norma? Di chi è la manina misteriosa? Nessuno lo sa.

Ricordiamoci del “più 24,82%” rispetto al 2012 alla voce “ricavi delle vendite e prestazioni” relative a “formalità, certificati e visure Pra” nel bilancio Aci del 2013  e un “meno 450mila pratiche”  effettuate al Pra. Come è possibile questa contraddizione? Tutto grazie al decreto che nel 2013 ha previsto un aumento del 30 per cento delle tariffe delle pratiche Pra, producendo ulteriori entrate all’Aci: questo ha potuto chiudere l’ultimo esercizio con un avanzo di gestione pari a circa 20 milioni di euro, in controtendenza rispetto ai disavanzi registrati degli ultimi anni. “Un bel regalo, davvero – afferma Ottorino Pignoloni, segretario studi dell’Unasca, l’Associazione maggiormente rappresentativa in Italia delle autoscuole e degli studi di consulenza automobilistica –. Soprattutto se si pensa che non solo lnel 2013  al Pra sono state eseguite 450mila pratiche in meno rispetto al 2012 ma che, inoltre, l’aumento delle tariffe è entrato in vigore il 2 aprile 2013 e, quindi, ha potuto dispiegare i suoi benefici effetti per le casse Aci solo per 9 mesi”.

E per il 2014 erano previsti previsti ulteriori incrementi  dei  ”ricavi delle vendite e prestazioni” rispetto al 2012 per la cifra di ulteriori 52 milioni di euro, con previsione di  incassi totali del Pra per oltre 207 milioni di euro  totali. Al netto, peraltro, del leggero miglioramento del mercato dell’auto. “Dati che non fanno altro che confermare – sottolinea Pignoloni – quanto abbiamo esposto nel ricorso presentato nel giugno del 2013 al Tar del Lazio, cioè che si è trattato di un regalo non dovuto né giustificato, vista la riduzione dei costi, pari a oltre 71 milioni di euro, che l’Aci, come riportano autorevoli organi di stampa, ha conseguito nell’ultimo triennio”.

di Ezio Notte @ 15:06


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