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5 November 2015

Pedoni e ciclisti: così i Comuni (non) li tutelano

 

Nella foto, un Comune aiuta ciclisti e pedoni

Nella foto, un Comune aiuta ciclisti e pedoni

Si riempiono la bocca di paroloni. Piste ciclabili. Mobilità pulita. Mezzi pubblici per tutti, lasciate a casa l’auto. Sono i Comuni italiani. Però poi questi carrozzoni politici, alla prova dei fatti, di fronte ai numeri crollano. “La debole diminuzione dei morti registrata sulle strade italiane, con un modesto -0,6% rispetto all’anno precedente, dimostra che la tendenza virtuosa degli ultimi anni è in forte regressione, allontanando l’Italia dall’obiettivo fissato dall’Onu per il 2020. Un fenomeno che preoccupa soprattutto perché è causato da un aumento della mortalità sulle strade dei centri urbani”: è questo il commento del presidente della Fondazione Ania per la sicurezza stradale, Aldo Minucci, alla presentazione dei dati Aci-Istat 2014. Ma leggete in basso dove sta il guaio.

“Ciò che è più allarmante – prosegue Minucci – è che a pagare il prezzo più alto siano gli utenti deboli, colpiti nella maggior parte dei casi proprio all’interno dei centri urbani. Da tempo, abbiamo lanciato un grido di allarme per la vulnerabilità di pedoni e ciclisti e, non a caso, abbiamo dedicato parte della nostra ultima campagna di comunicazione proprio a questa tipologia di utenti della strada. Va sottolineato, tuttavia, un segnale positivo nei dati diffusi quest’anno, ovvero la riduzione dei morti sulle due ruote a motore. Analizzando le cause dell’incidentalità stradale, registriamo che la principale è la distrazione dei guidatori italiani. Un fenomeno che, come Fondazione Ania, avevamo denunciato già nel 2010 quando, attraverso un’indagine demoscopica realizzata in collaborazione con Ipsos, mettemmo in evidenza come la maggioranza degli automobilisti italiani coinvolti in un incidente stradale indicasse nella distrazione la causa dell’evento”.

“Occorre – dice fra le altre cose Minucci- di investire in infrastrutture per migliorare lo stato di dissesto delle strade urbane”. Già. E qui sta il dramma. Dove finisce il miliardo di euro annuo incassato con le multe? Dove sono finiti i miliardi degli scorsi anni? Perché non c’è un controllo su come dove quando e perché vengono investiti i soldi delle multe? Forse i costi della politica e della burocrazia sono troppo alti e i soldini vengono usati per coprire quelle spese? Altro che nuovo Codice della strada: servono severissime verifiche per capire dove vanno a infilarsi i quattrini…

di Ezio Notte @ 12:52


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