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19 June 2016

Rc auto: la relazione Ivass, che malinconia

 

Relazione Ivass sulla Rca: che noia

Relazione Ivass sulla Rca: che noia

Relazione Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) per il 2015, capitolo Rc auto. Che è il più scottante. È di una malinconia profonda. È triste. Pare scritta da una guardia di confine bulgara. Vediamo i punti che fanno piangere.

1) Da ottobre 2015, “è cessato l’obbligo di esporre sul veicolo il contrassegno di assicurazione che l’impresa di assicurazione doveva consegnare all’assicurato unitamente al certificato di assicurazione e alla restante documentazione contrattuale. Le Forze dell’ordine possono effettuare i controlli circa il rispetto dell’obbligo di assicurazione da remoto, consultando la Banca Dati delle coperture gestita dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e, anche qualora la copertura non sia rintracciata in banca dati, verificare sempre, prima di adottare misure restrittive, la certificazione assicurativa eventualmente esibita”.

Quindi. È tutto tecnologico. Digitale. Moderno. C’è addirittura una banca dati. Però: le Forze dell’ordine devono “verificare sempre, prima di adottare misure restrittive, la certificazione assicurativa eventualmente esibita”. E sapete com’è la certificazione assicurativa? Ve lo diciamo noi: di carta. Vale ancora la carta. Vince la carta. Altro che Rc auto del futuro: siamo ancora al 1800. Poi allora ci dovranno spiegare a che serve tutto il casino messo in piedi negli scorsi mesi, con tanto di comunicati di uno, due, tre ministeri, più le Authority, più i politici, sulla digitalizzazione della Rca. Che pagliacciata. Tanto che l’Ivass ammette: se il certificato arriva via email, “dovrà essere stampato a cura dell’assicurato ed essere riposto nel veicolo per essere esibito in sede di controllo”.

2) Sentiamo ancora l’Ivass: “Durante il periodo 2010-2014, in Italia è stato corrisposto un premio di tariffa di 209 euro in più (+110%) rispetto alla media Ue (400 euro contro 191 euro). Gli assicurati italiani, in dettaglio, hanno sostenuto spese per il costo dei sinistri – premio puro – (305 euro) più elevate del 79% della media (170 euro) e del 93% per commissioni di acquisizione e spese di amministrazione nel loro insieme (77 euro contro 40)”. Peraltro, su un grafico, “si osserva il picco del premio pagato in Italia (422 euro) nel 2011 e dell’analogo differenziale di 234 euro rispetto alla media UE. Il gap tra l’Italia e la media Ue decresce progressivamente sino al 2014 per effetto delle riduzioni di prezzo consolidatesi negli ultimi anni”.

A questo punto, ti aspetti che l’Ivass dice: sono arrivate mille leggi a favore delle assicurazioni, c’è l’indennizzo diretto che mette il lupo a guardia del pollaio (le compagnie stabiliscono il rimborso da dare al proprio cliente), sono stati decurtati i rimborsi per le lesioni fisiche, i sinistri sono crollati; perché i prezzi Rca calano di così poco? Uno si attenderebbe una scossa da parte dell’Ivass, della serie: serve più concorrenza. E invece… leggete il punto tre.

3) Frodi, frodi e ancora frodi. L’Ivass dedica pagine su pagine alle truffe. “L’attività di contrasto e prevenzione delle frodi svolta dalle imprese assicurative nel settore r.c. auto registra progressi costanti. In primo luogo, dai dati forniti ad IVASS con la relazione annuale antifrode di cui al Regolamento ISVAP n. 44/2012. Su tali progressi ha influito la realizzazione, avviata nel luglio 2015, della dematerializzazione degli attestati di rischio e la costituzione della relativa Banca Dati, la cui funzionalità garantisce maggiori strumenti a disposizione del mercato assicurativo per far fronte ai rischi di frode in fase assuntiva. Altrettanto fondamentale è stato il compimento della fase conclusiva del progetto di dematerializzazione dei contrassegni assicurativi, raggiunto nell’ottobre 2015 mediante l’istituzione dell’apposita Banca Dati presso la Direzione generale per la Motorizzazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT). Anche laddove non direttamente coinvolto, come nel caso della suddetta Banca Dati coperture del MIT, l’IVASS ha monitorato e incentivato il necessario adeguamento dei processi e delle strutture delle imprese assicurative all’ulteriore salto tecnologico che il buon funzionamento delle predette banche dati richiede. Sotto questo profilo si ritiene di poter affermare che il sistema integrato di banche dati con finalità antifrode vigente nel nostro Paese, gestito direttamente dall’Autorità di vigilanza del settore, rappresenta un esempio unico nel panorama europeo”. Che noia con queste frodi. Sempre la solita solfa: sembra di sentir parlare l’Associazione delle assicurazioni, l’Ania

di Ezio Notte @ 16:56


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